“Dai basta fotografie, dobbiamo andare in ospedale” – “Per cosa?” – “La chica italiana si sente male”.
Mentre i miei occhi sono rivolti verso le grandi zolle bianche di sale (ormai diventate del colore delle mie budella), io cerco con tutte le mie forze di rispondere alla guida che da quattro giorni ci accompagna in questo tour alla scoperta di uno dei luoghi più spettacolari del nostro pianeta: il Salar de Uyuni.
“No, no, sto bene, devo solo liberarmi…!”. Gli urlo, mentre dal mio stomaco risale qualsiasi cosa ingerita nei passati quattro giorni. Ma per sapere da dove tutto questo è iniziato, andiamo a cinque giorni fa.

Arrivando a Tupiza, in Bolivia
Sono le quattro del pomeriggio, sono appena arrivata a Tupiza dopo aver lasciato Tilcara questa mattina alle 7. Dopo un viaggio di 6 ore fino alla frontiera tra Argentina e Bolivia, persa tra le strade di La Quiaca insieme a un gruppo di ragazzi argentini, arrivo finalmente a Villazon, un piccolo paesino alla frontiera boliviana, dove l’unica cosa interessante che offre la città è la stazione dei bus per raggiungere Tupiza.
“Tra quanto parte il bus” chiedo a un signore dalla carnagione olivastra, gli occhi un po’ a mandorla e il cappello in paglia. “Ahorita”, mi risponde. Mi rassegno che potrei aspettare ore dentro quel bus prima che parta, ma, inaspettatamente, si riempie in un batter d’occhio, e molto prima di quanto aspettavo quel “ahorita”, partiamo!
Tupiza è un piccolo paesino a ridosso di montagne rosse.
Ancora non mi sembra vero, sono in Bolivia!
Tutti mi hanno detto di stare attenta, una ragazza “sola” da queste parti, ma non lo sai che è pericoloso? Ancora rimbombano le voci di chi cercava convincermi a non venire fin qui, nonostante loro non ci fossero mai state…

Le rocce rosse di Tupiza
Come scendo dal bus incrocio lo sguardo di Magda, una ragazza serba che viaggia anche lei da sola. Non ha una prenotazione in nessun hotel e mi chiede se puo’ venire con me. Facciamo la strada a assieme e scopro che è una guida turistica nel suo paese e ogni anno fa un viaggio di tre mesi da sola da qualche parte. Mi chiedo se anche lei riceverà consigli non richiesti sul viaggiare da sola…
Arrivate in hotel anche lei decide di fermarsi, ma poi la perdo di vista e il giorno dopo parte in tour, mentre io decido di prendermela con calma e finire un lavoro prima di avventurarmi nel mio tour di quattro giorni che da Tupiza attraversa tutti quei favolosi paesaggi desertici, per arrivare fino a 5000 metri e tornare giù fino al Salar de Uyuni.
Manca poco a Natale, e mentre tra le strade di Tupiza le luci di Natale addobbano la città, giovedì mattina passano a prendermi in hotel, con una camionetta 4×4. Montano il trolley sulla cappotta e salgo su insieme a quattro ragazzi: due australiani, una francese e una danese. Sembra una barzelletta, e invece è l’inizio della mia avventura!

La 4×4 che ci hai portato in giro per il deserto
Ad accompagnare l’autista, che sarà anche la nostra guida per i prossimi quattro giorni, c’è Maria, una signora che in realtà sarà molto più giovane di me. Lei prepara tutti i pasti, la “cocinera”, non parla molto ma ha uno sguardo di intesa con il nostro autista-guida.
Il primo giorno passiamo in cima a montagne con cactus e viste incredibili. Ancora non mi sembra vero di star vivendo tutto questo!
Mentre sono in auto, a momenti ho un pò di paura pensando a tutti i commenti letti qua e là sulla guida spericolata di questi autisti dei tour e di auto che si rompono nel mezzo del nulla, ma per fortuna va tutto bene.
La prima notte arriviamo a dormire in un ostello freddo ma pulito. Il problema (che poi scoprirò comune anche in altri luoghi dove dormiremo) è che non c’è la doccia e, ovviamente, nemmeno il bidet! Mi arrangio lavandomi a pezzi, con l’acqua ghiacciata e usando le salviette umide che porto dietro dall’Italia!
La mattina la sveglia è all’alba, beviamo un chocolate caliente preparato da Maria e una fetta di torta, sempre fatta da lei, e risaliamo sulla 4×4 per percorrere la nostra dose giornaliera di chilometri.
Oggi visitiamo una zona desertica bellissima che sembra un quadro, dove si trova una laguna (di cui presto dimentico il nome, mannaggia a me che non prendo appunti in viaggio!). Poi mangiamo in un posto dove ci sono delle terme.
Ma quali sono esattamente le terme?
Molto lontano dalla nostra idea di “terme”. Mi ritrovo davanti a una sorta di piscina, che più che una piscina è una pozza d’acqua costruita in cemento, dove da un tubo esce fuori acqua calda. Non esattamente quello di cui ho bisogno in mezzo al deserto, anche se non è un deserto così caldo come quello che mi aspettavo! Decido comunque di passare per questa volta, e aspetto che gli altri finiscano il loro bagno per continuare il nostro viaggio fino ad arrivare quest’oggi a quota 5000 metri, la più alta raggiunta nel tour.

Le famose terme in mezzo al deserto…
Il paesaggio è strepitoso! Ci sono geyser da cui esce fumo, pozze di acqua che ribolle, odore fortissimo di zolfo. Sembra quasi di stare sulla luna e la mia testa risente tantissimo l’altitudine! E’ qui che inizio la mia stretta relazione con il paracetamolo: tachipirina e moment diventano le mie fedeli compagne per i prossimi giorni.
Arriviamo all’ostello dove passeremo la notte. La cena di Maria oggi è buonissima: ci prepara il pique macho, un piatto tipico boliviano, fatto con patate, carne (ai tempi in cui la mangiavo!), peperoni, pomodori, uova sode e forse anche qualcos’altro!
Dopo cena giochiamo a carte e poi dritti a nanna che l’indomani la sveglia è prima delle galline perché ci aspetta tanta strada!

Gayser – Bolivia
Oggi visitiamo a Laguna Nera e un’altra zona del deserto piena di fenicotteri. Nonostante venga da una città che ospita una delle più grandi colonie di fenicotteri, mi emoziona sempre vederli!
Inutile raccontarvi qui la bellezza di questi panorami, potete solo viverlo di persona per capirlo.

Laguna Nera – Bolivia

Vedere i fenicotteri mi emoziona sempre!
Oggi però, come vi dicevo, è un giorno importante del tour, perchè arriviamo finalmente al Salar de Uyuni!
Entriamo qui al tardo pomeriggio e andiamo subito al nostro alloggio: un ostello fatto di sale! Avete presente la casa di marzapane di Hansel e Gretel? Ecco, esattamente la stessa cosa, ma fatto tutto di sale. E oggi c’è anche la doccia e l’acqua calda, evviva!
Dopo due giorni di salviette umide e acqua ghiacciata, finalmente posso lavarmi completamente e addirittura lavarmi i capelli (cosa che non farei mai ora che sono lunghi e impiego più tempo e districarli con pettine e balsamo che a lavarli!). Ovviamente la doccia è a gettone e il tempo limitatissimo, ma, hey! Una doccia calda in mezzo al deserto del sale, (dove in realtà non fa caldo per niente), quando mai si ritrova?
L’ostello del sale è stranissimo. Il pavimento è fatto tutto di sassolini piccolini, che scopro essere granelli di sale. Solo in bagno c’è una sorta di pavimento, senza mattonelle. I letti son fatti in pietra, con dei materassi sopra. La sala dove ceniamo è fatta con tavoli fatti completamente di sale, così come le panche in cui sediamo e le pareti. Per comprovare do una leccata (ai tempi in cui il covid non lo immaginavamo nemmeno nei film horror!) e sì, sono effettivamente tutti di sale!

Ostello del Sale: tavoli, sedie, pavimento, muri, è tutto fatto di sale

Il letto e il comodino nell’Ostello del Sale
Ma è durante la cena nell’ostello del sale, quando inizio a fare i primi passi falsi che porteranno il giorno dopo a imbrattare tutto il Salar!
Ridendo e scherzando, a cena ci offrono una bottiglia di vino. Un’altra bottiglia la compra la ragazza danese, e un’altra ancora la francese.
Ma si, beviamo vino a 4000 metri, insieme a tachipirina, mal di testa e 4 gradi fuori! Tanto, che mai succederà? Lo scopriremo l’indomani…
Nel momento non ho accusato alcun colpo, ma la mattina successiva, appunto, la sveglia suona ancora prima del giorno precedente. Alle 3 siamo in piedi, super rapidi e veloci dobbiamo vestirci e partire subito, per arrivare alla “isla” nel Salar, prima dell’alba.
Io non mi sento bene.
Chiedo di sedermi davanti, al posto di Maria e lei mi lascia in mano la sua torta che, non si sa bene per quale motivo, non può stare dietro, con lei.
Io faccio meditazione zen, con respiri profondi, pregando Dio di salvare la torta, in nome degli altri partecipanti al tour e della povera Maria che l’ha preparata di notte con tanta dedicazione per il suo lavoro.
Dio mi assiste e arriviamo a destinazione, con la torta (e la mia dignità) salvi!
E’ ancora buio e nell’oscurità saliamo questa montagnola dalla cui cima vedremo l’alba sul deserto del sale più famoso al mondo.
E’ uno die momenti più emozionanti, importanti e unici, non solo del tour in Bolivia, ma di tutto il mio viaggio in Sudamerica. Quel viaggio che ho sognato da tanti anni. Quel sogno che si realizzava!

L’alba dal Salar de Uyuni
Io , però, inizio a stare male sul serio. Lascio passare il gruppo avanti e continuo con: un passo, una svomitazza, altro passo, repeat! Arrivo su e l’unica cosa che desidero è un letto e una minestrina in brodo.
Mi sforzo a farmi piacere lo spettacolo. In realtà è davvero bellissimo! Peccato che io stia così male e non veda l’ora di andarmene!
Quando il sole fa ormai luce, torniamo alla base per fare colazione avvolti nelle coperte. Come vi dicevo, il deserto del sale, ha solo l’aspetto del deserto, le temperature sono abbastanza basse!
Da qui guidiamo verso il centro del Salar e i ragazzi che erano nel mio gruppo – di cui due appassionati fotografi – si divertono a fare migliaia di foto. A me purtroppo rimangono pochi scatti di gioia.

La mia faccia stravolta!

Ancora più sconvolta!

L’alba nel Salar de Uyuni – Bolivia
Da lì, non ricordo il resto, perchè dormivo accasciata dietro la 4×4, mentre loro facevano mille soste per foto, tra cui il deserto dei treni, che io non ho visto per le mie condizioni critiche.
A fine mattinata arriviamo finalmente a Uyuni, un piccolo paesino bruttino bruttino, senza alcun perchè.
Andiamo nella sala di un ostello dove facciamo l’ultimo pranzo, anche se io, in realtà, non ricordo di aver mangiato ma solo di aver mandato giù qualche altra tachipirina!
Visto che non mi reggevo in piedi, decido di passare la notte in questo stesso bruttissimo ostello, in cui ho solo dormito e sudato (per gli effetti della tachipirina!).
Normale routine, se non fosse che era il 24 Dicembre!
Dopo aver sudato tutta la febbre che avevo in corpo, finalmente mi riprendo, giusto in tempo per ricordarmi quanto, nonostante non sia stata bene, quello appena concluso è stata la realizzazione di un grande sogno!

Quando la testa iniziava a girare a quasi 5000 metri
Questa era la mia avventura al Salar de Uyuni in Bolivia. Un’avventura che definitivamente non scorderò mai!
E tu, sei mai stato male in viaggio?